La triste sconosciuta

Sabato ero alla Duna, solite cose… tanta birra, tante cazzate, le foto, la lotta col Rotto. Verso le dieci e mezza leviamo le tende e ci dirigiamo verso l’uscita, slego la bici. Mentre le faccio vedo la seguente scena.

Un tipa che insegue un tipo, e lui la spinge via molto bruscamente e la manda a fare in culo. Erano a pochi metri da me e non piacendomi la violenza sulle tipe ho detto tipo “Oh”.
Lui si è risentito e mentre mi rispondeva tipo “bhè?” ho visto la tipa che gli correva incontro e cercava di abbracciarlo.
La mia politica al riguardo è di non intervenire in nessun caso, almeno che la tipa non ne abbia bisogno, ma a molte tipe piace essere maltrattate, lo dico davvero, mi è capitato più volte di vedere scene simili e le tipe al 90% cercano sempre un riavvicinamento.
Così rispondo “No no, mi faccio i cazzi miei”. Lui le dice tipo “mi hai rotto il cazzo” e se ne và, lasciandola lì. Lei si sposta un attimo e si accascia a terra a piangere, come la seguente foto.

Ora. Anche la mia insensibilità e il mio cinismo hanno un limite. Le ragazze tristi, soprattutto se piangono, mi inteneriscono, non ci posso fare niente, è un mio punto debole.

Così mi siedo per terra davanti a lei, le chiedo se và tutto bene, classica risposta: “Bene un cazzo!”, giustamente tralaltro. Decido di rimanere lì a cercare di tirarle su il morale, nell’attesa che qualche amica arrivi in suo “soccorso”.
Mentre cercavo di consolarla mi rendevo conto che le uniche frasi che mi uscivano erano su quanto la vita facesse schifo, roba tipo che lei diceva “gli uomini sono tutti stronzi…” e io ribattevo “guarda che ho incontrato certe donne…”

Poco dopo sono arrivate delle amiche e me ne sono andato, non mi sono neanche presentato, non per maleducazione, ma non volevo pensasse che ci stessi provando Era carina, per carità, e in un momento di difficoltà, ma non sono un predatore che arriva a certi livelli.

Comunque mi sono reso conto che probabilmente sono più triste di quello che penso razionalmente, anche se non ho molto di cui lamentarmi della mia vita.

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